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La pizzica salentina: tipicità da ascoltare, cantare, vivere

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Ogni territorio possiede un patrimonio immateriale proprio che lo rende unico, differente da qualunque altro. In Salento, uno dei tratti identitari più significativi è rappresentato dalla musica, quella pizzica che è canto, ballo, colonna sonora della quotidianità, per le piazze, tra gli artisti di strada, nei centri storici. Chiunque abbia affittato una stanza in un residence Salento e respirato, almeno per qualche giorno, l’aria del posto, non può non aver percepito il legame simbiotico che esiste tra la musica popolare locale e la cittadinanza.

La pizzica: manifesto storico da danzare

Le origini della pizzica sono confuse, ricche di mistero, oscure, contaminate da suggestioni, influenze ed evoluzioni storico-culturali. Per comprenderne l’essenza, dobbiamo fare riferimento a una dimensione distante, nel tempo e ancor più nella sua essenza più intima. Il retaggio contadino del Salento ha origini archetipiche, ha plasmato una realtà da sempre votata alla fatica dei campi, cui si accosta una prospettiva patriarcale. Perché la storia della pizzica è, in parallelo, anche quella delle donne salentine, sottomesse, subordinate all’uomo, private di diritti sociali e costrette a reprimere ogni passione istintuale. Fu in un’epoca contrassegnata ancora dal paganesimo che la pizzica si sviluppò, danza di liberazioni, cedimento alle seduzioni terrene, adorcismo dei sensi.

Nelle piantagioni di tabacco, in una ricostruzione che mescola con sagacia storia e leggenda, le lavoratrici venivano talvolta morse dalla taranta, il ragno che si confondeva tra il verde della campagna. Il veleno non era letale né dannoso, per certi versi. La pizzica era il punto di contatto tra l’aracnide e la donna, un contatto armonico nonostante la sfrenatezza dei balli che inducevano. Le donne vittime del morso non potevano fare altro che assecondare il ragno, accompagnare i movimenti che esso imponeva; e facendolo, esse si liberavano dei propri tormenti, potevano concedersi di abbandonare i propri corpi alle ossessioni, sfogarsi, sentirsi libere senza andare incontro alla disapprovazione sociale. Questo era la pizzica, questo continuò ad essere, sottomessa al culto di San Paolo, in epoca cristiana. E questo, in parte, continua ad essere, contaminata dalla mondanità, dal mainstream, dal suo introiettamento all’interno di una logica di massa.

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