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Progettazione di edifici passivi: un vademecum

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Sempre più spesso oggi si sente parlare di edifici passivi, o Passive House. Ma cosa sono nello specifico? Che caratteristiche hanno e come si costruiscono?

 

Un edificio passivo o Passive House è caratterizzato da condizioni di comfort interne ottimali durante tutto l’anno e da un bassissimo consumo energetico soddisfatto, nella maggior parte dei casi, in assenza di impianti tradizionali di riscaldamento o raffrescamento.

Per il suo funzionamento, un edificio passivo utilizza fonti energetiche rinnovabili disponibili nell’ambiente. La progettazione di edifici passivi, quindi, non può prescindere dal territorio e dalle sue caratteristiche climatiche. Una Passive House, insomma, non è un elemento autonomo e indipendente: per funzionare davvero bene deve “dipendere” dal contesto ambientale.

La progettazione di questa tipologia di edificio deve rispondere ad alcuni requisiti essenziali:

  • Integrazione dell’edificio nell’ambiente in cui deve sorgere o, nel caso di un adattamento da edificio tradizionale a edificio passivo, in cui è già collocato
  • Energie rinnovabili disponibili
  • Corretto rapporto superficie/volume (S/V)
  • Efficienza dell’involucro esterno e totale assenza di ponti termici
  • Integrazione tra l’edificio e gli impianti
  • Illuminazione naturale massima
  • Elettrodomestici ad alta efficienza

 

Orientamento e luce naturale

Come prima cosa, per realizzare una Passive House occorre definire l’orientamento dell’involucro verso sud: questo per ricevere il massimo apporto solare in inverno prevedendo, se necessario, opportune schermature che evitino il surriscaldamento della casa in estate.

In una Passive House perfino la superficie delle vetrate risponde alle esigenze dettate dal clima e dalla posizione geografica. Alle latitudini italiane, la superficie trasparente ottimale è compresa tra il 30 ed il 40% della superficie complessiva: questo rapporto consente un bilanciamento corretto tra gli apporti solari invernali, l’eventuale surriscaldamento estivo e la necessaria illuminazione naturale.

 

L’involucro esterno che caratteristiche deve avere?

Nelle case passive l’involucro deve essere progettato allo scopo di assicurare la migliore efficienza termica. Quest’ultima dipende dal rapporto tra superficie e volume (S/V): l’efficienza è maggiore quando, a parità di volume, la superficie di scambio termico tra ambiente interno ed esterno risulta minima. Inoltre, l’involucro di ogni edificio dovrebbe sempre essere opportunamente isolato allo scopo di limitare gli scambi termici tra l’ambiente interno e quello esterno.

Infine, l’assenza di ponti termici è di grande aiuto nella riduzione degli sbalzi di temperatura, poiché essi sono la causa principale della dispersione di calore e aumentano il consumo energetico. Per eliminarli bisogna progettare un involucro isolato come parte più esterna dell’edificio.

 

La tenuta all’aria, essenziale per una Passive House

Un ulteriore requisito per realizzare un edificio passivo è la tenuta all’aria, controllata mediante il test Blower Door di pressione/depressione (UNI EN 13829).

La tenuta all’aria dell’involucro si ottiene ponendo attenzione a tutti i punti di discontinuità della struttura e permette di migliorare il comfort, ridurre le dispersioni e controllare la ventilazione dell’edificio. Quest’ultimo aspetto è particolarmente importante in un edificio passivo poiché a un’eccessiva ventilazione corrisponde una maggiore dispersione termica e un minore risparmio energetico. Il valore ottimale previsto dal protocollo del Passivhaus Institut è di 0.6 ricambi d’aria l’ora, sufficienti ad assolvere la funzione principale di smaltire l’aria viziata ricca di umidità e di anidride carbonica e introdurre aria pulita e precondizionata.

 

La progettazione di edifici passivi, dunque, deve tenere conto principalmente di una cosa: l’integrazione. Nessuna parte o componente dell’edificio può essere progettata o realizzata come elemento indipendente dall’intero sistema edificio!

 

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