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Borse 2010: crescono i paesi emergenti e quelli scandinavi; scendono i paesi dell’Eurozona

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Un interessante articolo del Sole 24 Ore getta luce sul bilancio delle principali borse europee e mondiali nel 2010. I paesi scandinavi sono, come al solito, un modello positivo e si classificano primatisti dei mercati in Europa: Copenhagen chiude l’anno a +37%, Stoccolma a +22%, Oslo a +18%. Oltre ai paesi scandinavi, bene solo Francoforte (+17%) e Londra (+11%); per il resto si registrano bilanci negativi: Parigi chiude a -2%, Milano a -12%, Madrid a -17%, Atene a -36%. Sull’andamento delle borse europee hanno pesato senz’altro le gravi crisi di Grecia e Irlanda, nonché quelle abbozzate di Spagna e Portogallo, che si sono ripercosse poi inevitabilmente sulla moneta unica.

Gli investitori hanno cercato di tutelarsi, tenendosi ai margini dell’Eurozona, fatta eccezione per la Germania ovviamente; ne è la riprova il fatto che, appena fuori dei paesi che adottano l’euro (cioè in Gran Bretagna, Danimarca, Svezia e Finlandia), gli operatori abbiano continuato ad investire, provocando la crescita positiva dei listini. È molto probabile che questo stesso schema si ripeterà anche nel 2011, se non si chiariranno definitivamente le questioni della moneta unica e del debito pubblico.

Il quadro che emerge è molto chiaro: i paesi in cui circola l’euro sono quelli maggiormente penalizzati nel bilancio annuale dei mercati; la Germania, che ha rivisto con acume la sua politica economica durante quest’ultimo anno, è l’unico paese che si salva da questa situazione deprimente. Ciò che doveva rappresentare il punto di forza dell’Europa, cioè la moneta unica, sta diventando il suo punto debole. Non si può negare che l’euro sia stata una grande conquista per la federazione europea, però non può restare l’unico comune denominatore che lega i vari stati membri; servono politiche comuni ed intelligenti che favoriscano l’economia dell’Eurozona. Sarebbe anche auspicabile che tutti i paesi che fanno parte dell’Unione Europea scegliessero di adottare la moneta unica: non si può godere solo dei vantaggi che fanno comodo e rifiutarsi di condividere tutto quello che non sembra, sulle prime, conveniente. Solo così potremo diventare davvero una federazione forte ed utile per tutti.

Gettando infine un occhio ai mercati mondiali si registra la chiusura positiva di Wall Street, che ha beneficiato del Quantitative Easing 2, il piano di stimolo da 600 miliardi di dollari, varato a novembre dalla Federal Reserve, la Banca Centrale americana. Con questo piano ogni giorno la Fed ha riversato un fiume di denaro nelle banche americane, che ne hanno usufruito, non per concedere crediti alle aziende o mutui alle famiglie, ma per acquistare le azioni di Apple, che è balzata a + 54%, e delle Caterpillar di turno (+64%). Questa liquidità facile ha fatto prosperare anche le Borse emergenti, tra cui Mosca, Shangai e Mumbai, dove la crescita economica è reale e non falsata da politiche monetarie e fiscali gonfiate. Se tutto ciò si risolverà in una gigantesca bolla finanziaria sarà svelato solo fra qualche anno; ci auguriamo ovviamente che le cose non vadano così.

P. Pigliapoco

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