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Mutui bloccati per chi è in crisi: Funziona ma è molto complicato

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Le limitazioni imposte dai 280 istituti di credito che hanno aderito hanno scoraggiato parecchie delle 100mila famiglie in difficoltà

Il Piano famiglie per il blocco momentaneo dei mutui in caso di difficoltà economiche del debitore funziona ma non troppo. In poco tempo dal via dell’iniziativa dell’Associazione banche italiane, che sospende i mutui in caso di difficoltà economiche delle famiglie, sono arrivati agli sportelli di tutta Italia qualcosa come molte migliaia.

Un numero che fotografa la richiesta d’aiuto per chi ha subito la perdita del posto di lavoro o si trova in cassa integrazione. Il Piano famiglie sulla moratoria dei mutui, permette di sospendere le rate del mutuo fino a 12 mesi. Vi hanno aderito 280 banche, che hanno dato seguito all’iniziativa originaria che riguardava solo medie e piccole imprese.

Una novità scattata il 1º febbraio e valida fino al 31 gennaio 2011. In realtà le stime dell’Abi prevedevano forse richieste superiori: il bacino potenziale di interessati è di oltre centomila famiglie italiane, per l’esattezza tra le 90 e le 135mila.
Forse le limitazioni previste dalle singole banche aderenti al piano hanno scoraggiato qualcuno. I requisiti per accedervi sono un tetto massimo di reddito familiare, che non deve superare i 40mila euro, e l’importo finanziato del mutuo, non oltre i 150mila euro. Nella lista è possibile accettare i soggetti mutuatari con ritardi nei pagamenti non superiori ai 180 giorni. Resta da capire quante di queste domande pervenute agli istituti di credito potranno andare a buon fine.

L’iter è infatti piuttosto complesso:
ci vogliono 15 giorni lavorativi per valutare attentamente i requisiti delle famiglie richiedenti e fino a 45 giorni, sempre lavorativi, per applicare effettivamente la sospensione dei mutui stessi.
Un iter che non ha mancato di suscitare qualche polemica tra gli esclusi dei benefici. Le adesioni sembrano frenate non tanto dai limiti del reddito o all’importo finanziato, piuttosto dal fatto che il licenziamento deve essere avvenuto dopo il 1º gennaio 2009. Tagliando fuori quella ampia fetta di popolazione che ha perso il lavoro nel 2008, o come i lavoratori autonomi, non presi in considerazione dalla moratoria.

Un esempio? I possessori di partita Iva, anche se in seguito al 2009 hanno cessato la propria attività.
Una differenza di trattamento rispetto al dipendente licenziato o cassintegrato, che sta facendo calare il numero di domande.
Attenzione però ai documenti da presentare per ottenere risposta positiva: spesso risultano incompleti, mancando o l’eventuale lettera di licenziamento, la copia della dichiarazione dello stato di disoccupazione resa dal centro per l’impiego, o anche la documentazione sul reddito imponibile degli intestatari del mutuo.
Senza uno solo di questi incartamenti, l’iter si blocca.

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Category : Curiosità, Economia
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