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Dal Parlamento alle piazze: cronaca di un’Italia violenta che emula se stessa

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Chi ha seguito con un po’ di attenzione la giornata di ieri, dentro le sedi istituzionali della politica e fuori, in quelle piazze che dovrebbero essere le sedi istituzionali della democrazia, avrà notato qualche spiacevole similitudine.

Niente cassonetti incendiati a Palazzo Madama, ci mancherebbe, nessuna vetrina rotta a Montecitorio, figurarsi, ma la violenza, verbale e fisica, ha caratterizzato l’evolversi della giornata politico-manifestante con parallelismi imbarazzanti. Un’escalation di violenza e volgarità ha contagiato come la più fulminea delle pandemie l’aria della Capitale e mentre l’infetto Gasparri mostrava il dito medio a Gianfranco Fini, il popolo dei manifestanti scagliava palloncini di vernice contro le forze dell’ordine.

Gli animi si surriscaldano, in piazza come in Parlamento, e gli episodi vergognosi procedono a braccetto in una spirale ormai senza controllo: Katia Polidori tradisce il suo schieramento e vota no alla mozione di sfiducia al Governo. Volano parole grosse sulla condotta morale della deputata futurista (tutti si guardano bene dal definirla “vajassa” per non rischiare di dover pagare i diritti alla Mussolini) e scatta una rissa furibonda. In strada, coerentemente con i costumi della classe politica, si incendiano auto, blindati e camioncini dell’AMA, come se la riforma dell’istruzione fosse opera dei netturbini o dei poliziotti (avevano manifestato anch’essi solo 24 ore prima).

Verso le 14 il dado è tratto e il Governo ha la fiducia congiunta di Senato e Camera. Le scene di giubilo della maggioranza si arricchiscono di gesti degni del più becero bullismo. Fini viene apostrofato con una vasta serie di epiteti da non ricordare, Pdl e Lega mostrano crepe interne non di poco conto: i primi intonano l’inno di Mameli, gli altri si cimentano nel Nabucco di Verdi, con un’interpretazione accorata del  “Va pensiero”. Intanto fuori gli scontri si fanno più accesi, i manifestanti attaccano con qualsiasi genere di oggetto (sanpietrini, cartelli segnaletici, bastoni) e le forze dell’ordine rintuzzano con decisione e con qualche difficoltà. Alla fine saranno 314 i voti che consegnano la fiducia al Governo e 110 i feriti per le strade di Roma, 60 agenti e 50 civili. Questa è l’istantanea dell’Italia di oggi, coerente nella sua violenza isterica che lega con un filo rosso i suoi governanti ed i suoi governati.

Alessio Moriggi

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