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Malagrotta: l’ottavo colle di Roma

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Il futuro di Malagrotta sembra che si chiamerà ancora Malagrotta.

L’ottavo colle di Roma, come è stato ribattezzata la discarica più grande d’Europa, che quotidianamente cresce, si espande e modifica l’orizzonte, vedrà prolungare la sua attività per altri 6 mesi. Questa la decisione presa dal Presidente della Regione, Renata Polverini, con l’ordinanza del 31 dicembre 2010. Ma il decreto non si limita solamente ad allungare la vita del sito, ma  traccia anche tutta una serie di provvedimenti  che, se rispettati i tempi, potrebbero evitare il commissariamento e, soprattutto, la necessità di individuare un nuovo sito.

La delibera redatta si rivolge ai due soggetti coinvolti nella gestione della spazzatura della Regione: l’ Ama e la società E.Giovi srl, di proprietà di Manlio Cerroni. Alla municipalizzata la Polverini chiede di garantire la piena operatività degli impianti di trattamento dei rifiuti di Via Salaria e di Rocca Cencia entro 60 giorni; mentre a  Cerroni viene ordinato di istallare “tempestivamente” e comunque entro 6 mesi, le unità di trito-vagliatura, con recupero dei metalli, presso l’impianto di Malagrotta, in numero tale da consentire il trattamento dei rifiuti indifferenziati che accedono in discarica e di presentare, entro 30 giorni, un piano di ubicazione degli impianti e di mitigazione del rischio ambientale ed acustico. La strategia Polverini vuole rendere più efficiente il sistema e mettere in sicurezza l’attuale discarica.

Sulla questione si parla di “disastro bipartisan”. La discarica dal 1984 raccoglie i rifiuti di Roma, Ciampino, Fiumicino e Vaticano e si stenta a conoscere la reale estensione (qualcuno parla di 160 ettari, secondo altri 240), ha visto negli anni succedersi sindaci e governatori di destra e di sinistra. Nel lontano 1999 quando la Comunità Europea stabilì che le discariche ospitassero solamente rifiuti non riciclabili, l’Italia recepì la norma nel 2003 e la applicò nel 2005.

Nel 1999 fu nominato un commissario per la gestione della discarica che, insieme ad un subcommissario, a tre vicecommissari ed un comitato scientifico, avrebbe dovuto studiare in un anno un piano per uscire dall’emergenza rifiuti ed avviare un piano che, nel 2003, avrebbe garantito un riciclo 35% dei rifiuti prodotti. Il progetto non fu in realtà individuato né entro l’anno previsto, né nei nove successivi, nonostante un investimento complessivo di 64 milioni di euro.  A conferma di ciò le stime ufficiali sostengono che attualmente la raccolta differenziata non va oltre il 20%. Nel 2002 Veltroni tentò di individuare una nuova strada per il raggiungimento del 45% di differenziata ma, questa volta, il suo lavoro non fu nemmeno preso in considerazione.

Il nuovo obiettivo che si propone la Giunta Polverini è ancora più ardito, si indica il 60% di immondizia differenziata entro il 2011 e del 65% entro il 2012 ma, purtroppo, ancora una volta, da una soluzione insufficiente non ci si può aspettare un risultato raggiungibile. E intanto a Malagrotta si rischia il blackout.

MG Gargani

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