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Nucleare: si o no. Se ne discute in Italia ma l’iter sarà lunghissimo

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Si torna a discutere anche in Italia sul tema nucleare. A riaprire la questione uno spot che ormai da qualche settimana si vede su tutte le televisioni e che molti hanno criticato per la scelta dei colori bianco e nero a significare rispettivamente la scelta favorevole e contraria. Molti hanno addirittura trovato messaggi ancora più sottili e subdoli, ma, dal nostro punto di vista, sulla questione sono necessarie riflessioni ben più profonde, che non si fermino solamente a svelare un riferimento o un messaggio subliminale di uno spot pubblicitario.

In ogni caso, sebbene se ne torni a parlare l’iter legislativo ed amministrativo da compiere nel 2011 e negli anni a seguire sembra essere ancora lungo, anzi lunghissimo affinché si possa posare la prima pietra delle centrali nel 2014, come auspicato dall’attuale governo.

Il primo segnale politico è arrivato dalla definizione dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, organismo che però manca ancora della nomina del quinto componente, dopo la bocciatura nelle Commissioni di Montecitorio. La decisione spetta ora al ministro Prestigiacomo, attualmente in rotta di collisione con l’esecutivo. Comunque, laddove non si raggiungesse un accordo, la nomina potrebbe bypassare la decisione del ministro dell’Ambiente attraverso un decreto del Presidente della Repubblica che potrebbe rendere operativa l’Agenzia con soli 4 membri.

Una volta insediati i consiglieri dovranno poi decidere all’unanimità un direttore generale ed individuare la sede operativa (Roma o Milano) in cui trasferire sia le risorse umane, fornite da Enea e Ispra, sia economiche che necessiteranno di un decreto del ministro dell’Economia.
Il compito di decidere la strategia nucleare da impiantare sulla penisola spetterà al ministero dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture, dell’Istruzione ed alla stessa Agenzia, e dovrà essere emanata con un decreto della presidenza del consiglio. Solamente dopo questo lungo iter decisionale sarà possibile individuare le aree da destinare agli impianti e solo allora le imprese potranno proporre i propri progetti.

L’Italia, notoriamente arretrata rispetto al resto d’Europa sulla questione nucleare e sulla ricerca connessa, si trova ancora una volta di fronte ad una burocrazia troppo lenta che non aiuta lo sviluppo, anzi, semmai fa di tutto per ostacolarlo. Indipendentemente dall’idea che si ha sul tema, siamo ancora una volta davanti ad un classe politica che prende tempo di fronte alle decisioni importanti, che rimanda per non affrontare problematiche spinose che potrebbero portare le maggioranze a perdere consensi.

Non è questo il paese che vogliamo. Lo ripetiamo ancora una volta. Un paese evoluto dovrebbe riuscire ad aprire un dibattito politico ed informativo capace di coinvolgere e sensibilizzare la popolazione. Quello che succede in Italia è, come al solito, un’informazione incompleta, sempre legata a faziosità politiche e che in alcun modo riesce a considerare la questione in maniera libera e veramente critica. Siamo in un paese dove molti pensano ancora che la soluzione al nucleare sia quella di non avere centrali sul proprio territorio senza considerare che l’Italia è circondata da centrali perfettamente funzionanti proprio vicinissime ai confini da cui, per altro, dipendiamo a livello energetico.

MG Gargani

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