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Ora perfino per l’ingegnere è più difficile trovare un posto

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Con la crisi la laurea non basta più, anche se situazione occupazionale dei laureati rispetto ai diplomati continua a restare migliore. Sono alcuni dei dati contenuti nel XIV rapporto di Almalaurea (una delle società che fanno da ponte tra università emondo del lavoro) all’inizio di marzo.

L’indagine ha coinvolto 400mila laureati italiani.
Tra i dati che colpiscono ce n’è uno che ha davvero pochi precedenti: anche i laureati in ingegneria stentano a trovare un’occupazione di questi tempi. Un paradosso è che la disoccupazione aumenta di più tra i possessori di una laurea specialistica più lunga (come per esempio medicina) che tra coloro che hanno una laurea breve. Chi ha una laurea breve è passato da una disoccupazione al 16 al 19 per cento; mentre il tradizionale percorso di studi più lungo è passato dal 18 al 20 per cento e i laureati in medicina, architettura, veterinaria, giurisprudenza (e ingegneria) sfiora ormai il 19 per cento.

Non solo: sta calando anche il peso del titolo. Che vuol dire?
Vuol dire che si sta riducendo l’utilizzo delle competenze acquisite studiando o la richiesta di una laurea che consenta di svolgere tecnicamente, subito, determinati compiti. Sia chi ha una laurea triennale, che chi ha una laurea specialistica vede calare percentualmente quel tipo di utilizzo. Gli specialistici a ciclo unico (come i dottori in medicina) sono ancora utilizzati più degli altri per il possesso del titoloma con un calo significativo del 3 per cento rispetto a un solo anno fa.

I laureati si stanno assimilando agli altri lavoratori anche da due altri punti di vista: la precarietà e la leggerezza delle retribuzioni. Tranne che per i medici e gli ingegneri, infatti, il lavoro stabile è in forte calo a un anno dal conseguimento della laurea per quasi tutti i laureati.

Discorso simile per gli stipendi:
sia i possessori di laurea triennale, che i laureati in materie specialistiche la retribuzione a un anno dalla laurea è tra i 1.050 e 1.105 euro netti al mese. La contrazione di potere d’acquisto risulta tra il 2 e il 6 per cento in un solo anno.

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