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La rivincita dei sottopagati

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Le nostre  università, martoriate da tagli e riforme,  dovranno ricorrere a qualche santo in paradiso per pagare i 6,5 milioni di euro agli specializzandi in medicina degli anni che vanno dal 1983 al 1991.

Ci sono voluti 27 anni, infatti, prima che la corte d’appello di Roma desse ragione a queste migliaia di ex medici specializzandi, che per tutta la durata del corso di specializzazione, non hanno ricevuto la dovuta remunerazione. I vari atenei, quindi, si vedono ora obbligati a pagare tutti i compensi, più i rispettivi interessi che hanno triplicato gli importi.

I medici specializzando non hanno mai perso la speranza di veder riconosciuto loro quanto dovuto.  In tutti questi anni si sono resi protagonisti di manifestazioni di protesta, in cui sottolineavano il fatto che l’Italia fosse inadempiente alla normativa europea dell’82, che prevedeva un’adeguata remunerazione per il periodo di specializzazione dei medici, recepita dal nostro paese solo nel 91.
A tal proposito la sentenza riguarda esclusivamente i casi del periodo sopraindicato, ma ciò non significa che, dal 91 in poi, i legittimi compensi siano sempre stati regolarmente elargiti. Motivo per cui, dopo questo illustre precedente, tutti i professionisti medico- sanitari potranno ricorrere per questioni simili a questa.

Resta da capire come faranno le università, di fronte a tante richieste di risarcimento, e dopo la mattanza – Gelmini, a pagare quanto dovuto. Una strada percorribile potrebbe essere quella di richiedere una maxi sanatoria di massa, che tuttavia prevede l’intervento economico dello stato.
Comunque andranno le cose, a detta di molti siamo di fronte ad una “sentenza storica” che potrebbe essere la prima di una lunga serie e, tra richieste ulteriori di fondi, manifestazioni di massa e intoppi parlamentari, per la povera ministra “rivoluzionaria” piove sempre sul bagnato.

U. Cataluddi

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