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Il turismo religioso: una risorsa nella crisi

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In un periodo di crisi come quello attuale, dove la contrazione dei consumi porta a una contrazione delle spese superflue, e quindi anche dei viaggi, una risorsa per il settore turistico è il turismo religioso. Si tratta di un ramo che, oltretutto, nel Bel Paese ha grosso successo, visto anche il grande numero di edifici, luoghi e città che sono simbolo della cristianità e del cattolicesimo.

Secondo l’Organizzazione Mondiale del Turismo (Omt, un’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di sviluppare il turismo, soprattutto nelle forme ecosostenibili, etiche e sociali) ogni anno si muovono ben 300 milioni di persone a scopo “religioso”: si tratta di pellegrinaggi, visite, manifestazioni a carattere religioso o festività particolari. E, di questi 300, 40 milioni sono in Italia. Il giro d’affari di questi viaggi si aggira intorno a 1,8 miliardi di euro, di cui, ancora, 4,5 sono prodotti in Italia.

Si tratta, quindi, di cifre importanti. E lo sono ancora di più se si considera che si tratta di segmenti che non sono sottoposti alla crisi o alle mode. Chi fa viaggi di tipo religioso generalmente continua a farli.

Il settore è talmente importante che, rileva l’Omt, dall’inizio del 2012 si sono moltiplicate le iniziative e le proposte che vanno verso questo tipo di mercato.

Ma chi è il turista religioso? Si tratta di una persone tra i 40 e i 50 anni, anche se non mancano i giovani. Il gruppo che si “muove” di più in Italia restano i cattolici, ma anche i fedeli di Islam e Ebraismo, in momenti diversi dell’anno, viaggiano per fede.

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