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L’anatocismo e i rapporti banche correntisti

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Nei rapporti tra titolare di conto corrente bancario e istituto di credito, la problematica principale deriva dalla trasparenza delle operazioni con obbligo di prospetto informativo. L’aspetto principale di questi rapporti, ineriscono problematiche fondamentali nell’ambito della disciplina contrattuale delle obbligazioni pecuniarie e dei titoli di credito. Contratti nei quali il sinallagma non è spesso assicurato, vuoi per la naturale tendenza del correntista a fidarsi della sua banca (specie se il rapporto è stretto magari con un direttore di fiducia, che si conosce da anni), vuoi per il fatto concreto che la posizione delle due controparti è fortemente sbilanciata a favore delle banche, che godono di particolari statuti e benefici a livello legislativo, che tutti abbiamo potuto osservare in questo particolare momento economico (ovvero, il Governo ha pensato prima a salvare le banche, poi a recuperare danaro tassando i cittadini, nonostante la crisi sia nata in seno alle banche).

Fenomeni come l’anatocismo (approfondisci qui: http://www.kipling90.com/anatocismo/), l’usura bancaria, trovano terreno fertile laddove si consideri che la crisi morde alle caviglie di imprenditori che pur di non fallire, magari, per colpa anche di una certa cultura retrograda nel nostro sistema capitalista, si impiccano con le proprie mani, e talvolta non metaforicamente, legandosi a prospettive di guadagno che osservate con la lente di ingrandimento di un consulente finanziario, apparirebbero del tutto foriere di cattivi presagi. La vigilanza non può essere solo vista dalla parte delle banche, ma anche attraverso le analisi di consulenti o studi legali specializzati nelle perizie bancarie.

Nella giungla dei prospetti informativi, non è da glissare un aspetto veramente da condannare, quello nel quale la banca, di fronte a un imprenditore che magari ha bisogno di un prestito per continuare a lavorare (se non per l’anticipo delle fatture), si vede caricato di un prodotto derivato, altamente tossico e speculativo, sulla base del fatto che a determinati tassi corrisponderà un guadagno, a determinati tassi una perdita. In questo modo, andando le cose come prevedibile, cioè male, data l’insipienza dell’imprenditore nel campo degli strumenti derivati, la banca ci guadagna, perché alla fine ha sempre il coltello dalla parte del manico, disponendo di vari appoggi legislativi per riuscire a recuperare le somme inesigibili.

Quindi, un auspicio che si dovrebbe fare per il prossimo governo politico, sarebbe quello di riallineare il rapporto tra il correntista e l’istituto di credito, facendo in modo che non cali la scure dei decreti ingiuntivi sulle piccole e medie imprese, già tartassate da una crisi nata all’interno di un mondo finanziario che ha speculato sull’economia reale per costituirsi delle rendite finanziarie ad alto tasso di volatilità.

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