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Incontinenza fecale post-parto naturale

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Sono molte le neomamme che dopo il parto naturale lamentano problemi a livello pelvico. Lo sforzo compiuto per mettere alla luce il bambino può infatti causare lesioni o indebolimento dei muscoli.

Secondo uno studio condotto dall’Agenzia Catalana per la Salute e la Ricerca di Barcellona, circa il 39 % delle donne alla prima gravidanza ha sofferto di incontinenza urinaria e il 10% di incontinenza fecale. Spesso questi disturbi si manifestano già prima della nascita del bambino e si protraggono anche dopo il parto. Le donne maggiormente colpite sono quelle con età superiore ai 35 anni e in sovrappeso.

Nonostante l’imbarazzo iniziale causato dalla condizione difficile, sono poche le donne che si affidano a un proctologo e cercano una terapia sicura per l’incontinenza fecale. Ci si affida al medico quando forse è troppo tardi, e anche le cure consigliate durante i corsi pre-parto o dalle ostetriche non sono più efficaci. Diete, farmaci ed esercizi di Kegel per il pavimento pelvico sono utili nelle prime fasi dell’incontinenza fecale, ma come fare a diagnosticare lo stadio della patologia? Alcuni esami sono: esame rettale digitale o esame fisico, endoscopia, elettromiografia anale, manometria anale, defecografia.

Se esiste una terapia valida e risolutiva? L’azienda italiana THD ha sviluppato il metodo Gatekeeper, che migliora funzionalità e supporto degli sfinteri anali grazie all’utilizzo di impianti auto espandenti. Si tratta di un intervento scarsamente invasivo, che può essere effettuato anche in ambulatorio. I tempi di recupero dopo l’intervento si sono notevolmente ridotti, fino ad arrivare a 24-48 ore, perciò in brevissimo tempo il paziente può riprendere le sue occupazioni.

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