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“Popolari”: tutti lo vogliono, ma chi se lo piglia?

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Povero Berlusconi, per lui non c’è mai pace! Ora che ha deciso di cambiare nome e simbolo del partito, per non incorrere in logoranti polemiche e battaglie giudiziarie con l’ex alleato Fini, ecco che arriva qualcun altro a rovinargli la festa.

Il guastatore in questione è Pierluigi Castagnetti, ora nelle file del PD, ma già segretario del Partito popolare italiano; ed è proprio dal suo passato da “popolare” che nascono i problemi. Sì perché Berlusconi avrebbe deciso di ribattezzare il PdL con il nuovo nome Popolari, cosa che ha fatto storcere il naso a Castagnetti, che ha dichiarato: «Non siamo estinti: il nome Popolari è nostro e nessuno può prenderlo».

È intervenuto allora nella querelle, in difesa del Silvio nazionale, il ministro per l’attuazione del programma, Gianfranco Rotondi, che ha cercato di rimettere Castagnetti al posto suo: «Berlusconi può usare il nome Popolari e similari, perché la Cassazione ha da poco abolito con sentenza definitiva la trasformazione della Democrazia cristiana in Partito Popolare, per cui il Partito Popolare non è mai esistito e il suo nome è libero». Castagnetti ha replicato ieri in serata al ministro, suggerendogli di rileggersi bene la sentenza in questione, che riguardava una causa tra il CdU e la DC di Pizza; la Cassazione ha escluso da questo contenzioso il Ppi, sostenendo che fosse del tutto estraneo ai fatti tra i due partiti sopraccitati. Insomma, secondo Castagnetti, il Ppi è giuridicamente in vita a tutti gli effetti e dunque non è disponibile né l’uso della sua sigla, né del suo sostantivo. Tra l’altro il Ppi, al momento della sua confluenza nella Margherita, prima, e nel PD, poi, ha affidato la tutela del suo nome all’associazione Popolari.

Staremo a vedere chi la spunterà, sperando che la politica poi torni ad occuparsi di cose molto più serie ed urgenti che il nome o il simbolo di un partito, aspetti puramente esteriori e formali. In Italia però è rimasto ben poco oltre all’esteriorità; purtroppo della sostanza, dei problemi e dei programmi politici, non importa più niente a nessuno.

P. Pigliapoco

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