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Un miliardo l’anno di rifiuti alimentari. Che il riciclo diventi un business

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L’inchiesta di Repubblica sugli sprechi provenienti dai prodotti alimentari, ci offre un interessante spunto per analizzare una questione che ci sta molto a cuore, quella del riciclo e della gestione della spazzatura. Come spiegato da Livini, si tratta di una perdita che ammonta ogni anno ad oltre un miliardo di euro.

Latte, derivati, pane e carne, che per troppo tempo stazionano sui banconi dei supermercati, finiscono per aggiungersi alla già enorme produzione dei rifiuti urbani. Secondo la legge il produttore è responsabile dello smaltimento e della destinazione finale della sua immondizia. Liberarsi di questi rifiuti incide sul fatturato dell’industria alimentare e, secondo le stime della Fda americana, viene speso il 4% dei ricavi per lo smaltimento di questi prodotti, con prezzi che vanno dai 6 agli 80 centesimi al chilo a seconda della tipologia di alimento.

Ridurre gli sprechi permette quindi  di concorrere al miglioramento della buona gestione della spazzatura e consente contemporaneamente di abbattere i costi a carico dell’industria. La creazione di specifiche aree all’interno dei supermercati dove proporre forti sconti per prodotti vicini alla scadenza, è solo una delle iniziative proposte ed attualmente praticate. Numerose anche le iniziative per destinare gli scarti a scopi benefici, cui è possibile donare quei prodotti che riportano in etichetta la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, espressione attribuita agli alimenti non rapidamente deperibili. Si tratta infatti di prodotti che riportano una data di scadenza indicativa, riferita al momento in cui comincia il decadimento organolettico pur conservando le caratteristiche di commestibilità. Iniziative di questo tipo hanno permesso di ridurre di molto la quota di rifiuti destinati alle discariche.

Accanto a queste iniziative bisogna tuttavia aumentare gli sforzi affinché venga intensificata la differenziazione delle spazzatura ed incrementare la quota parte di umido destinata ad impianti di compostaggio o biogas. I rifiuti organici sottostanno alle regole dei rifiuti definiti “normali” e, sebbene il loro riutilizzo costituisca un’importante ruolo nel ciclo dei rifiuti, ancora oggi la maggior parte di essi viene destinata alle discariche. Secondo uno studio condotto dall’università di Bologna, il solo recupero del cibo di scarto dei supermercati consentirebbe di ridurre di 291 mila tonnelate l’anno di emissioni di CO2 dell’Italia e garantirebbe pasti ad un enorme numero di persone.
Più complessa la normativa che regola lo smaltimento delle carni che, almeno in teoria, non potrebbero finire nel bidone così come sono. Il loro corretto riutilizzo rappresenterebbe una ricchezza enorme grazie alla forte richiesta proveniente sia dall’industria dell’alimentazione animale che dall’industria chimica che ne fa grande domanda per la creazione di detersivi, saponi e, addirittura medicinali. Si tratta di una materia prima che l’industria arriva a pagare centinaia di euro a tonnellata.

L’inchiesta conferma la nostra convinzione che ridurre gli sprechi e valorizzare i rifiuti, in previsione di un futuro sostenibile, deve rappresentare una risorsa importante, in questa ottica dovremo progressivamente abbandonare la convinzione di considerare i rifiuti come un fardello sociale, imparando a valorizzarne il riutilizzo. La questione dei rifiuti è a nostro avviso il primo elemento da cui si vede la civiltà di una sistema sociale che, seppur capace di creare sviluppo e progresso, non può prescindere da questa profonda ed essenziale presa di coscienza.

MG Gargani

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