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Wikileaks, Stretto di Messina: un “ponte” tra Stato e Mafia

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Wikileaks sta continuando a rendere note nuove e clamorose rivelazioni sull’Italia. Il sito di Julian Assange, nonostante le innumerevoli difficoltà che sta incontrando a causa dell’impossibilità di ricevere i fondi dei donatori, continua a pubblicare spacci riservati dei diplomatici americani. L’ultimissima divulgazione che riguarda l’Italia è clamorosa: J. Patrick Truhn, console americano a Napoli, ha inviato un dispaccio al suo governo nel 2008, riguardante il ponte sullo stretto di Messina. Truhn riferisce che la costruzione di un’opera simile rappresenta un’occasione fin troppo ghiotta per la mafia, che lo aspetta a fauci spalancate.

Queste le sue esatte parole: «Il ponte sullo Stretto servirà a poco senza massicci investimenti in strade e infrastrutture in Sicilia e Calabria. E la Mafia potrebbe essere la prima beneficiaria di questa opera, di cui si parla da decenni. Il Ponte potrebbe essere una miniera d’oro per la criminalità». Le preoccupazioni e gli interrogativi americani trovano stretta corrispondenza in quelli di tanti italiani, che non si spiegano il perché di tanta fretta nel voler realizzare un’opera simile. Perché costruire un ponte, che congiunga più velocemente due regioni, che poi non hanno strade né ferrovie? Questa domanda fin troppo ovvia, non ha trovato ancora una risposta esauriente da parte del governo.

I cittadini siciliani e calabresi reclamano a gran voce altre infrastrutture più urgenti: strade, rete ferroviaria, persino la rete idrica, ormai ridotta ad un colabrodo pieno di falle. Sorge il dubbio che ci siano degli interessi e delle speculazioni inimmaginabili dietro questo affare e la sordità che dimostra il governo alle tante rimostranze degli Italiani potrebbe dimostrarlo. È senz’altro vero che l’avvio di un’opera come il ponte sullo stretto creerebbe nuove opportunità di lavoro, ma non sarebbe così anche se si desse inizio ad un’opera di sistemazione delle reti viarie e ferroviarie? I cittadini non si facciano prendere in giro, dunque, e reclamino il loro diritto ad essere ascoltati, in quanto sono i finanziatori di queste grandi opere. Se c’è necessità di altri interventi, questi devono avere l’assoluta priorità; chi comanda deve ascoltare i cittadini, coloro che gli hanno permesso di occupare quelle ricche poltrone, certo non per fargli fare i loro interessi d’oro, ma per farsi rappresentare al meglio.

P. Pigliapoco

Movimento Unione Italiano

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