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Tassa di soggiorno: le associazioni di categoria del turismo dell’Emilia-Romagna insorgono

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La discussione della tassa di soggiorno avverrà in Commissione bicamerale giovedì 3 febbraio: si tratta di uno dei provvedimenti in attuazione del Decreto sul Federalismo. La tassa non smette di fare polemica: Confcommercio, Confturismo, Confesercenti, Federalberghi, Assoturismo e Asshotel dell’Emilia Romagna ribadiscono la loro opposizione a un tale provvedimento: secondo le associazioni si tratta di un freno allo sviluppo dell’Italia – già più lenta rispetto ai partner europei – che in questo modo vedrà penalizzata la sua offerta turistica.

«Le imprese ricettive, in questi ultimi anni hanno subito un continuo aumento di costi mantenendo bassi i prezzi e incrementando offerte e promozioni. Se venisse introdotta un’ulteriore gabella sarebbe un danno per l’economia turistica già molto penalizzata dalla crisi dell’economia, dallo svantaggio di avere un’Iva più alta rispetto ai nostri competitori europei e dalla scarsa promozione del turismo italiano», ha detto il Presidente Regionale di Confesercenti Claudio Albonetti.

Tutti i sostenitori del “no” citano la vecchia tassa di soggiorno, soppressa nel 1989, perché rappresentava un freno allo sviluppo. In una nota congiunta delle associazioni emiliano-romagnole si dice che «il turismo rappresenta un volano anche per gli altri settori produttivi e fornisce un apporto determinante allo sviluppo economico generale».

È una misura che graverà solamente sulle imprese: questo il ritornello delle associazioni, non solo dell’Emilia-Romagna: ieri l’associazione degli albergatori di Venezia ha comprato una pagina sulla Padania, il quotidiano della Lega Nord, per pubblicare una lettera indirizzata direttamente ad Umberto Bossi: «Questo balzello graverà sulle imprese e non sui turisti nella maggior parte dei casi (…). Si è arrivati ad un provvedimento del genere per via della sottovalutazione di un settore che dà lavoro a 2 milioni di persone e rappresenta il 10% del Pil nazionale».

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