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L’Enit vuole investire nel turismo accessibile

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Sei anni, nel 2005, fa la World Tourism Organization – WTO o OMT, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa della promozione del turismo e della diffusione delle pratiche sostenibili che raggruppa 154 Paesi, 7 territori e 400 membri – aveva adottato una risoluzione incentrata sul turismo accessibile.

Si trattava di un documento che invitava tutti gli Stati Membri ad adottare misure volte ad eliminare il più possibile le barriere architettoniche per rendere il turismo veramente accessibile a tutti.

Come funziona in Italia? Non esiste un ente “ufficiale” che dia la certificazione dell’accessibilità delle strutture ricettive, per cui tutto resta a discrezione dei singoli. Ora, grazie a una proposta di Enit-Agenzia (l’Agenzia Nazionale per il turismo) le cose potrebbero cambiare.

«Stiamo perdendo una grande occasione, in tutti i sensi. Il nostro è un Paese a fortissima vocazione turistica ed è naturalmente una delle possibili mete per gli oltre 65 milioni di europei, 4 dei quali solo in Italia, con disabilità. Non dobbiamo pensare solo a disabilità legate alla mobilità, ma anche a quelle mentali e a quelle meno evidenti,ma assai diffuse, come le allergie alimentari e sensoriali, che possono essere fortemente limitanti nel viaggiare. Le persone disabili inoltre viaggiano spesso in compagnia di amici o parenti, tecnicamente, se li consideriamo turisti, applichiamo un “moltiplicatore” pari a 2,8. È evidente che si tratta di una grande opportunità economica per le strutture ricettive del nostro Paese. Ma è anche una battaglia di civiltà, che per uno stato che vuole definirsi davvero moderno dovrebbe essere un obbligo morale, prima che economico», ha spiegato Matteo Marzotto, Presidente di Enit.

Una delle proposte è che Enit si ponga nel mercato turistico come promotore del turismo accessibile: questo dovrebbe avvenire attraverso la comunicazione delle strutture e delle iniziative ma, anche, proponendo progetti che tengano in considerazione le varie disabilità. «L’obiettivo è arrivare a una nuova, moderna, cultura dell’ospitalità», ha continuato Marzotto.

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