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Simest: 40 milioni di euro per il “Made in Italy” all’estero

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Chi investe nel turismo punta all’internazionalizzazione. Ne è un esempio la Simest (Società italiana per le imprese all’estero) che ha appena approvato 35 progetti di partecipazione nel settore turistico alberghiero all’estero in completa adesione alla sua vocazione.

La Simest, infatti, è una finanziaria di sviluppo e promozione dei progetti imprenditoriali per assistere e agevolare i prodotti e le iniziative italiane all’estero. La Simest è controllata dal Governo italiano che detiene il 76% del pacchetto azionario, ed è partecipata da banche, associazioni imprenditoriali e di categoria. La quota che Simest ha stanziato per i nuovi 35 progetti è di 40,4 milioni di euro, che faranno parte di un progetto molto grande valutato ben 455 milioni di euro con un capitale sociale di 285 milioni. La Simest, infatti, per vocazione sostiene il 25% del capitale delle società estere partecipate da imprese italiane.

Tra i progetti approvati, i più numerosi si trovano in Kenia, Tanzania e Croazia. Giancarlo Lanna, Presidente di Simet, ha sostenuto che «Grandi opportunità ci sono anche in Sudamerica. In particolare, il Brasile può offrire numerose opportunità di business alle grandi, piccole e medie imprese in tutti i settori, compreso nel settore turistico, ambito in cui l’Italia può vantare una grande tradizione». Il turismo in Brasile, infatti, è in una fase di rilancio piuttosto importante: il 2010 ha visto un aumento del 7,5% del settore, proprio secondo dati diffusi dal Ministero degli Esteri. Secondo Lanna l’Italia all’estero deve fare ed esportare un “sistema”.

I 35 progetti di Simest, secondo il suo Presidente, sono piuttosto ambiziosi: «oltre a finanziarie strutture turistiche create da gruppi italiani si punta a investire in prodotti, forniture beni e servizi del Made in Italy, in modo tale da poter contraddistinguere la nostra offerta turistica e connotarla come prodotto-servizio tipicamente italiano. (…) Pensiamo ad un progetto complessivo che coinvolga tutti i produttori del “Made In Italy”, dalla moda all’arredamento, dalla filiera eno-gastronomica al design. Si può prevedere anche la creazione, all’interno delle vari hotel, di una sorta di shopping store di grandi marchi italiani. In tal senso stiamo pensando ad una sorta di New-co aperta non solo agli operatori del comparto turistico ma anche a quelli provenienti da altri settori».

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